CarloforteCorre: (con calma) ve la racconto

Arriva sempre il momento in cui pensi che comprare una bacchetta per selfie sia una buona idea. C’e’ a chi capita in piazza San Pietro per far entrare nella foto tutto il colonnato, a chi in cima al Monte Bianco per non rischiare di ritrovarsi a valle dopo lo scatto. A me e' successo poco più di una settimana fa, il pomeriggio della CarloforteCorre, quando ho pensato che per raccontare il vero senso di quella giornata occorreva prima di tutto immortalarne i protagonisti: le persone. 
Perche’ la Carloforte Corre più che una gara e’ stata una festa. E le feste - quelle belle davvero, quelle che mentre ci sei in mezzo hai quasi paura a guardare l’orologio perché sai che prima o poi arriverà il momento di tornare a casa - sono rese speciali dalle persone. C’erano gli amici di sempre, quelli che sono venuti a trovarmi per correre tra i “carrugi” (“ma quanto sono romantici i carrugi sotto le luci della sera?” ha detto qualcuno), quelli che mi leggono e che ho incontrato per la prima volta, i miei compaesani che fin dal mattino per strada incalzavano “Dottore, oggi vinciamo?” (perché Noi sardi si vince solo insieme, #sapevatelo) oppure “Veniamo a tifare, ma cosa vuoi che siano 7km per te che tutte le mattine vai e torni da Punta Nera!” per concludere con il gran classico “Ma di quanti km e’ questa maratona?”
C'erano i ragazzi di Uta, i compagni del Sarrabus, di Selargius, di Carbonia, di Cagliari, di Santadi, di Pula, Assemini, Uta i miei compagni di squadra di Cortoghiana.
C’era Emma Quaglia, strepitosa donna e grande campionessa, sesta ai campionati del mondo di Maratona a Mosca (e tralascio il resto dei palmares perché sono davvero troppi) con cui ho condiviso chiacchiere e pregara, accompagnata dal compagno Luca Campanella, altro runner di eccezionale bravura. C'era anche l'immancabile Ichnusa, che senza quella da queste parti qualcuno non sente neppure lo sparo.
Eravamo moltissimi e sono sicuro che con uno solo in meno non sarebbe stata la stessa cosa.
Ma veniamo alla gara, così se non l’avete fatta vi fate trovare pronti per il prossimo anno ;). 
Il percorso e' di 5 giri che si snodano per i vicoli del paese, per un totale di 7,250 Km. All’inizio c’e’ una salita da trattare con riverenza - se non vuoi che ti si rivolti contro al quinto giro immobilizzandoti le gambe - seguita da una discesa ripida fatta di curve che frenano il passo e che termina nei vicoletti stretti del cuore di Caloforte, dove se non basta l’afa della sera a toglierti il respiro ci pensa l’odore di pizza che invade le strade a quell'ora. Un tracciato giocoso, vivace, dove tutto sta nel calibrare bene le energie. Dato che partire forte e finire ancora più forte non fa per me (e fare per 5 volte la salita al top non era le mie corde) ho scelto di partire fortissimo e di decidere in gara dove tirare il fiato. Poco dopo le 18.30 la partenza: Luca Campanella e altri due campioni in predicato (Paolo Cannas e Giordano Zucca) mi staccano mentre io resto solo distanziando un gruppetto dietro di me. Cerco di andare più forte che posso, ma il Garmin mi segnala 3,45 Min/Km nonostante sia tra i primi, quindi decido di andare a sensazione. Per esperienza, soprattutto nelle gare brevi e a percorso misto, rinunciare alla dipendenza da gps può riservare ottime sorprese, oltre che essere un buon esercizio per la testa e di ascolto del corpo. 
Nella discesa seguente sfrutto la conoscenza del percorso e riduco le distanze, ma appena arrivo in piano scatta l'effetto elastico e vedo quelli davanti a me scappare. Continuo a spingere parecchio ma il Garmin si ostina ad indicarmi un passo tra tra 3,45 min/Km e 3,50 min/Km così decido di calcorare il tempo sapendo che ogni giro è di circa 1450 metri. Come da vecchia scuola, insomma.
Quando per la prima volta passo sotto il gonfiabile, oltre a un tifo strepitoso trovo indicato il tempo e vedo che ho impiegato 4minuti e 40 secondi che significa aver tenuto un passo sotto i 3,20 min/Km: un po' troppo per me, ma ipotizzo di aver risparmiato molti metri tagliando nelle varie curve. Nel secondo giro rallento leggermente e a metà, con una scioltezza quasi irritante, Emma mi supera e se ne va. Ma lo spettacolo di vederla correre con tale leggerezza non lascia spazio all’invidia. Nel secondo giro impiego cinque minuti e vedo il distacco da chi mi precede aumentare a tal punto che non ho riferimenti davanti a me. Al terzo passaggio rallento notevolmente perché sento la fatica e nella discesa provo a allungare ma solo alla fine del lungo rettilineo di Via Roma vedo che ho poco più di 50 metri di vantaggio da chi mi segue. Chiudo il giro sopra in 4minuti e 15 secondi ma ho recuperato un po'. All'inizio della salita accelero ma sono accaldato, mi tolgo la bandana e la tiro a un amico a bordo strada (il bello di giocare in casa! Grazie Emilio, sopratutto per avermela restituita lavata il giorno dopo) e da qui riesco a mantenere un buon ritmo, costante, e non sento più i passi dietro di me. Combatto per due giri e provo a difendere la posizione ma capisco di essere distrutto quando passando davanti a una delle pizzerie preferite non ho più la voglia di inspirare l’odore di forno che invade la strada. Nell'ultimo giro sento le persone incitarmi con ancora più forza e qualcuno che urla dicendo che son quarto. In realtà sbagliano, tralasciando probabilmente il passaggio di Emma o forse il primo era talmente veloce da non essere notato. Chiudo quinto assoluto, in 25 minuti e 18 secondi, felice, non meno di due anni prima dopo essere arrivato ultimo per aver esagerato un po'. Perché alla CarloforteCorre la gara e’ solo un’espediente per mettere insieme tante - bellissime - persone. Tutto il resto e’ festa.
Dimenticavo: sto scaricando un tutorial per selfie, tranquilli eh.



 











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