10^ MARATONINA DI ASSEMINI (22 OTTOBRE 2017)


Ho imparato che ci sono tanti modi per raggiungere un Personal Best. A volte ci si arriva con disciplina e dedizione, a suon di tabelle e altimetrie, limando ogni secondo, ragionando ogni metro. Altre ci si arriva (quasi) per caso, magari quel giorno in cui a correre ti trascina l’amico, c'e' un lungo da smaltire in programma, fa caldo ma non troppo o fresco quanto basta. Ho imparato anche che non c’e’ personal best che dipenda solo da noi, ma tutti sono il risultato di cose che abbiamo messo insieme e di cose che si mettono insieme nello stesso momento. 
Il personal best - ho imparato - nasce sempre da un incontro.
Quando mi sono iscritto alla mezza maratona di Assemini la mia idea era di correre un lungo di 24km vicino casa, a pochi chilometri da Cagliari, dove da dieci anni si organizza una delle più belle maratonine autunnali della Sardegna (con un post gara di quelli che si raccontano ancor prima del percorso) a cui ho sempre dovuto rinunciare perché c’era qualche maratona a mettersi in mezzo. Quest’anno invece no: la Mezza Maratona della Ceramica, con il suo circuito rapido di due rettilinei e due falsopiani da ripetere due volte e un folto gruppo di amici da incontrare, era quanto di meglio si potesse incastrare con la mia tabella.
Ma gli incastri - o incontri - non sono stati solo sulla carta. 
Per un inconveniente arrivo al gonfiabile solo poco prima dello sparo, con battiti da ripetuta e quel senso di disorientamento di chi arriva ultimo alla festa e i presenti sembrano conoscersi già tutti. Ma tempo qualche secondo e individuo anche io un volto conosciuto: e’ Aldo, un runner del team 9.92 conosciuto tre settimane prima alla mezza maratona di Alghero, una rassicurante figura in divisa blu con calzini coordinati e un'allure (per me) inarrivabile.
Il tempo per iniziare a conversare non c’e’, si parte velocissimi e le prime chiacchiere con Aldo sono letteralmente al volo, dopo 500 metri e a 3,35 Min/Km. Gli dico subito che quello non e’ il passo che avevo in programma, che e’ troppo forte e che intendo rallentare. Lui annuisce: entrambi avevamo programmato un una gara a 3,50 Min/Km e, dopo essercelo detto, decidiamo di correre fianco fianco.
Il primo falsopiano lo affrontiamo con facilità e riusciamo anche a scherzare, e poi a far da sfondo c’e' anche la musica. Una cosa insolita per una mezza e in quel momento mi sembra un piccolo lusso. Perché gli allenamenti - penso io - sono cosa seria e la musica tende a distrarmi molto, ma la gara e’ gioco e questa colonna sonora che si mischia al ritmo dei passi, a gps trillanti e alle parole rubate al respiro ti impone leggerezza, prima alla testa e poi alle gambe.
Il gruppo di testa è folto e nonostante molti correranno la 10K mi diverto a fare il solito gioco. Provo a individuare almeno 15 atleti davanti a me che stanno partecipando alla 21K e, tolti i supereroi irraggiungibili, in testa comincio a pensare a quante posizioni possiamo recuperare o perdere proseguendo con questo passo. Sono intenzionato a proseguire regolare finché Aldo non irrompe: “Se stiamo sotto i 3,50 Min/Km, Enrico, faccio il mio personale".
L’effetto delle sue parole ha un non-so-che di dopante. Mi illumino e trovo un altro scopo alla mia corsa odierno: Aldo deve fare il personale.
Al quinto chilometro allora prendo una bottiglietta d'acqua, sorseggio ma conservo gran parte dell'acqua per il mio compagno nel caso gli serva più avanti.
Il tratto più vero e vivo del percorso inizia al sesto chilometro, dopo una discesina che ci proietta nel centro storico, fatto di stradine più strette, due curve, incitazioni in dialetto e bicchieri di birra sollevati al cielo. 
Quando la strada torna larga veniamo raggiunti e superati da Manuela Manca, una delle Atlete sarde più forti mentre un altro ragazzo si unisce a me e a Aldo.
Chiudiamo il primo giro in 39 minuti e 35 secondi al passo di 3,46 Min/Km e nel frattempo vedo Aldo controllare il suo gps sempre più spesso ed io, ogni volta , sento l’adrenalina scorrere come se stessi raggiungendo il mio risultato migliore.
Il falsopiano, che al primo giro ci era sembrato facile, ora ci costringe a rallentare. Corriamo in silenzio poco sotto i 4,00 Min/Km ma quando la strada ritorna pianeggiante recuperiamo il nostro passo e senza bisogno di parole capiamo che le sensazioni di entrambi sono buone. Il secondo giro nel centro ci appare molto più intenso del primo, cio’ nonostante, arrivati al sedicesimo chilometro, Aldo mi dice di accelerare così facciamo due chilometri al passo di 3,43 Min/Km e al diciottesimo, con energia travolgente, mi chiede di spingere ancora per raggiungere due runners che ci precedono.
Da questo momento il Garmin mi perderà più volte e non so più di preciso quale sia stato il nostro passo finale, ma riesco ancora a recuperare due posizioni prima dell’arrivo. Ho il sorriso stampato sulle labbra, il petto tronfio di un risultato straordinario ed energia da vendere per continuare la mia corsa per altri tre chilometri e finire il mio allenamento. 
Aldo, un soffio dietro di me, ha chiuso la gara nel suo tempo migliore di sempre: 1.20.11 e a lui va il mio ringraziamento per avermi regalato un divertimento raro e per il personale molto personale che mi ha aiutato a realizzare.
Perche’ so che esistono tanti modi di realizzare il personal best e ho imparato che nessuno si identifica con un numero, ma solo con “il meglio che posso/possiamo fare” in quel momento.
Ogni giorno e'da personal best. 
Ed io conto di farlo sempre.




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