Maratona di Valencia (15 Novembre 2015)

Prologo

Dopo sedici settimane che vi assillo è finalmente arrivato il giorno della Maratona; la sveglia suonerebbe alle 06.15 ma, finalmente, il mio intestino termina il suo sciopero durato quattro lunghi giorni e, nel rispetto delle mie abitudini, alle 06.10 mi obbliga ad alzarmi. Il primo problemino è risolto ; come direbbe il premio Oscar Benigni "lo sguardo è fiero, il corpo è puro, noi siamo quelli che han cacato di sicuro.."
Lo zainetto è già pronto con due carbogel, pettorale, cellulare, qualche spicciolo,acqua, una felpa di scorta (dato che se farà freddo ne terrò addosso una fino alla partenza per poi buttarla); indosso la canotta dell'Atletica Cortoghiana, i pantaloncini, felpa e pantaloni termici. La sala dell'hotel è chiusa e faccio colazione in stanza con quattro fette biscottate, acqua e una barretta di gel.
Esco in netto anticipo(per fortuna!!) e vedo passare davanti a me il bus che dovrebbe portarmi alla partenza: è stracarico. Arrivato alla fermata ci sono altri dieci, quindici runners che mi aggiornano: i bus non si stanno fermando e i taxi son presi d'assalto. Inizio ad agitarmi un pochino ma  vedo che altri più esperti di me tirano fuori i pettorali e le auto si fermano a dare passaggi; mentre sto tirando fuori il mio pettorale una runner italiana mi precede e ferma un pulmino che carica otto di noi. Appena salgo capisco che chi ci ha offerto il passaggio è una coppia di runners di Valencia e  arrivati davanti all'emisfero si fermano per farci scendere il più vicino possibile alla zona della partenza mentre loro vanno a parcheggiare. Ringrazio e dò il cinque all'autista e, mentre attraverso la strada dal pulmino che mi ha accompagnato sento l'urlo: Animo campione! (questo mi fa sorridere ma solo dopo capirò la battuta al 100%).
Un runner di Firenze mi accompagna dove ci si cambia e si consegna lo zaino e strada facendo assisto all'arrivo degli atleti elite alcuni dei quali si giocano un posto a Rio.
Appena chiudo lo zaino avviso Marco (un amico sardo) che a causa del problema avuto col bus sono in ritardo e purtroppo non riusciremo a vederci ma , proprio mentre sto conservando il cellulare (scusate ora si chiama smartphone) sento una voce conosciuta: Massimo e una folta rappresentanza della "zitto e corri" sono a un metro da me e non c'eravamo dati appuntamento!!
Aspetto che anche loro si preparino e  consegno lo zaino, è tardi e non c'è tempo per scaldarmi ma il clima è ideale per correre, decido di togliere già la felpa e portare con me la mia bottiglietta d'acqua.
Son pronto e seguendo Massimo , Emiliano e Alessio mi dirigo al box verde; Massimo rispetto a me è un marziano quindi, mentre lui si fa largo per guadagnare posizioni, io mi posiziono tranquillo (si fa per dire) vicino a Emiliano.
L'adrenalina sta salendo e il pace-maker delle tre ore è a qualche decina di metri da me ma ci separa qualche centinaio di persone.
Poco prima del via un momento che difficilmente scorderò: lo speaker invita a un minuto di silenzio per le vittime dei vili attentati di Parigi; in pochi secondi si passa da un clima festoso e chiassoso a un silenzio assordante.
Ancora pochi secondi e la Maratona avrà inizio.

Dalla partenza al decimo chilometro

Al via farsi largo è difficile e parto lento (poco sopra i 4,10 Min/Km) e perdo tanto tempo zigzagando per guadagnare posizioni; a tratti perdo anche i miei compagni e al secondo chilometro (dopo essermi bagnato la pelata) butto via la mia bottiglietta. Al terzo chilometro il tifo si fa più colorito (percussioni e musica ci accompagnano) e al quinto, dopo il primo rifornimento (da me evitato) inizio ad avere più spazio e posso corere seguendo linee migliori. Riesco a raggiungere e superare il pace-maker delle tre ore e tutto scorre senza intoppi e ogni tanto riesco a dare il cinque ai bambini che tifano lungo il percorso. Al decimo chilometro faccio il mio primo rifornimento: una bottiglietta d'acqua. Mi sento bene e finalmente ho tutto lo spazio che voglio, cosa molto positiva visto che là dove la misurazione ufficiale segna 10 Km il mio Garmin segnava 10300 metri (300 metri sprecati in cambi di direzione).

Dall'undicesimo al trentaduesimo chilometro

All'undicesimo vedo per l'ultima volta i miei compagnie proseguo con regolarità col passo di 4,08 Min/Km ; da qui al ventesimo mi supereranno in tanti ma mi impongo (lottando col mio istinto) di andare regolare; al tredicesimo inizio a nutrirmi col carbogel e, memore del disguido dell'ultimo lungo, lo consumo molto lentamente; al quindicesimo prendo acqua  e al sedicesimo il carbogel è finito.
Da qui il tifo è più forte e al nostro passaggio sento spesso urlare: animo campiones!!
Non è un incitamento fatto solo a chi è davanti o per atleti elite ma per tutti, oggi anche l'ultimo finisher sarà un campione; nessuno (almeno tra noi amatori) gareggia con ne tanto meno contro altri, il solo rivale è costituito dai nostri limiti e di questo ne avrò (e ne avrete) a breve la prova.
Procedo sempre con regolarità tra 4,04 e 4,08 Min/Km sino al ventesimo chilometro; qui , per la prima volta, prendo oltre al'acqua la soluzione isotonica e tento di accelerare leggermente per stare dentro al tempo che avevo ipotizzato per per la prima metà gara; faccio un chilometro a 4,00 Min/Km e chiudo la mezza con un tempo di un'ora 28 minuti e 33 secondi(solo tre secondi sopra il mio pazzo e per alcuni presuntuoso progetto iniziale).
Poco prima del ventunesimo mi cade la seconda confezione di carbogel e mi scappa un'imprecazione a voce alta; un ragazzo che ha visto e sentito il mio "Porca..." mi affianca e mi offre un suo carbogel spiegandomi che non lo userà. Accetto volentieri questo dono inaspettato anche se non so se lo userò ma averlo mi rende più sicuro. Ci presentiamo lui si chiama Marco (e più tardi scoprirò che corre per la podistica Arona). Facciamo qualche chilometro insieme poi lui va al suo passo e io resto indietro.

Al ventottesimo incontro il mio "tifo organizzato" e inizio a capire che sto andando bene  e supero diversi runners; controllo il gps, sto andando costante ma alcuni iniziano a sentire la fatica o a entrare in vere e proprie crisi, il Muro fa le prime vittime. I due chilometri successivi sono in leggera discesa quindi spingo un poco di più e mi avvicino al gruppetto che mi precede. Al trentesimo faccio un rifornimento che sembra la spesa della settimana: acqua (che inizialmente conservo), soluzione isotonica, carbogel e fette di banane. Al trentaduesimo agguanto il gruppetto e affianco Marco offrendogli indietro il suo gel ma lui rifiuta; il trentaduesimo, forse per una piccola salita o forse per aver spinto prima è il mio chilometro più lento; riesco a prendere fiato e scambio qualche chiacchiera con Marco scoprendo che lui ha corso circa 50 maratone e qualche ultra tra cui Il Passatore! Marco mi aiuta, mi sprona e si complimenta quando gli dico che è la prima volta che provo a fare i 42 Km. Corriamo fianco a fianco per un bel tratto spronandoci e superando alcuni atleti (anche due elite che ormai sono in crisi ma non mollano). Ormai siamo al trentaduesimo e, sia come tempo previsto, sia come sensazioni fisiche , sto meglio del previsto ma sono conscio del fatto che la vera maratona inizia qui.



Dal trentaduesimo al trentacinquesimo chilometro

Da quando a Maggio ho iniziato a pensare a correre una maratona (anche dietro a diverse spintarelle) ho divorato libri per documentarmi su ciò che mi aspettava, dalla preparazione all'ultimo metro della gara e due son le frasi che mi son più rimaste impresse e che ora provo a citare:

1) Dio nella sua infinita saggezza ha stabilito per l'uomo un limite di distanza che si aggira intorno ai 32 Km, limite imposto dall' inadeguatezza delle scorte di carburante primario del maratoneta: i carboidrati.
Noi nella nostra umana saggezza abbiamo stabilito che la distanza di una Maratona deve superare i 42 Km. E' in quella "terra di nessuno" che inizia dopo il trentaduesimo chilometro che inizia il fascino della Maratona. (Tim Noakes)

2)Corri trenta chilometri con le gambe, dieci con la mente, due con il cuore e 195 metri con le lacrime agli occhi.

Io non sono un maratoneta (nel senso che sono solo al trentaduesimo chilometro e che ritengo che fare solo una volta 42 K non mi renda maratoneta) ma ora inizio a poter dire la mia opinione a riguardo: non penso di aver fino a ora corso con le gambe, fino a ora ha contato molto la testa, fosse stato per le gambe avrei dato qualcosina in più ma la testa le ha frenate (giustamente!). da ora entrano in gioco la voglia di farcela e la capacità di sopportare, per qualcuno può essere semplice istinto per altri forza di volontà o voglia di superare i propri limiti; per me è correre con la pancia fregandomene di tutto, se entro in crisi pazienza, si tollera il fallimento ma non si può tollerare di non aver osato! D'altra parte da Maggio faccio salite per mettere le gambe in forma e trovare un ritmo teorico sul quale basare la preparazione; ho fatto sedici settimane di allenamento, 1386 Km; per fare alcune sedute la sveglia è suonata alle 05.30; ho saltato gare belle e divertenti (Palmas, Portoscuso, Perdaxius e Assemini)e a qualcuna ho fatto letteralmente schifo (Carloforte); per trentadue chilometri ho fatto i compiti  rispettando i tempi e non scattando, ora ci si diverte e si raccolgono i frutti o perlomeno bisogna provarci!
I chilometri 33 e 34 scorrono veloci e il gruppo si assotiglia, corro a fianco di Marco sfruttando la scia di un ragazzo con la canotta nera, dopo il rifornimento voglio buttarmi.

Dal trentacinquesimo all'arrivo.

Al rifornimento prendo acqua e isotonica e butto il gel; accelero leggermente e lascio il gruppetto, vado a 4,06 Min/Km il tifo aiuta tantissimo e mi dà una marcia in più; la cosa strana è come dopo tanti chilometri sia sufficiente un'accelerazione minima per staccare chi ha corso con me; non ho un passo costante ma provo a dare tutto; sentire lo speaker che mi chiama "Chicco" (nome che ho voluto sul pettorale è un'iniezione di adrenalina e archivio il trentaseiesimo con un passo di 4,01 Min/Km; a  partire dal trentasettesimo  non c'è più Marco con me e una mini salita mi rallenta ma ormai la folla , l'incitamento (animos campione, mui bien, go-go-go)danno davvero forza e trentottesimo e trentanovesimo li faccio a 3,53 Min/Km. Iniziano a farsi sentire dolori ai polpacci e al collo (forse per la tensione o la postura non corretta mentre corro) e non tengo il passo ma tornando sopra i 4,00 Min/Km i dolori son sopportabili. Ormai lo spazio per i runners è uno stretto corridoio tra due ali di folla festosa, questo non provo a descriverlo perchè non riuscirei ma vale da solo ogni levataccia fatta!
Poco dopo il trentanovesimo inizia una discesina, dopo 500 metri diventa una discesa ripida che sfrutto per accelerare e giusto all'entrata del percorso che porterà all'emisfero (sede dell'arrivo) supero diversi runners (a dirla tutta uno supera me a velocità doppia); so di essere sotto le tre ore ma non capisco ancora di quanto. Tutti applaudono e incitano e come mi aveva detto qualcuno (Massimo e Gianfranco ricorderanno) si ha la sensazione di correre in mezzo all'acqua.

Chiudo i 195 metri mancanti al passo di 3,47 Min/Km tempo complessivo 2 ore 55 Minuti 25 secondi.

Sono esausto e claudicante ma ho finito la mia prima e ultima maratona (tranquilli ultima nel senso che per ora ne ho corso solo una!)

Dopo l'arrivo.

Appena taglio il traguardo non so se sono più stanco o contento, cerco Massimo (ormai deve essere qui da un pezzo) ma non trovandolo mi dirigo ai cancelli d'uscita: ho freddo!! Noto subito quanti siano i volontari e quanto funzioni la macchina organizzativa che regge questa manifestazione: nel giro di pochi secondi mi è consegnata: la graditissima coperta termica, l'ancor più gradita medaglia da finisher,una busta con acqua, soluzione isotonica, frutta  e diversi dolci.

Qualche metro dopo distribuiscono soluzioni saline , banane e cerveza (birra). Luigi, Matteo se sbagliate la sequenza con cui mi rifornisco vi levo il saluto!
Qualche metro e al coperto passo davanti alla zona massaggi che salto a piè pari; eccomi al deposito dove ho lasciato lo zaino, il tempo di sedermi e mi viene improvviso un attacco di nausea, proprio come durante l'ultimo lungo; mi fa sorridere è la prima volta che son contento di vomitare: son arrivato al traguardo senza intoppi!!
Mi riavvolgo nella termica, mi siedo chiudo gli occhi e appena li riapro davanti a me c'è tutta la "Zitto e corri"che mi festeggia ; li ringrazio sia per i complimenti che per l'aiuto iniziale; ritiro lo zaino, metto qualcosa di asciutto e li saluto.
Il traffico è quasi bloccato e molti mezzi pubblici sospesi quindi decido di farmi qualche chilometro a piedi (molto lentamente). Per alcuni faccio una fesseria ma passeggiare mi aiuta a rivivere mentalmente i momenti topici della Maratona e della preparazione. Mi è dispiaciuto non salutare i due Marchi (il mio conterraneo e il ragazzo della podistica Arona) e spero di riuscire a farlo online.
Mentre cammino con al collo la mia medaglia la gente mi sorride un runner dai capelli bianchi addirittura mi chiede in quanto ho finito e dopo aver visto nel mio Garmin il tempo scatta una foto con me. Non pensavo che fare una gara potesse regalare tante emozioni e queste non sono nemmeno tutte. So che a casa babbo avrà scaricato il cellulare a furia di usare la App della gara per seguirmi quasi in diretta. e molti altri amici sapranno prima di me il mio tempo ufficiale.
Ripenso a chi è rimasto a casa, a chi mi ha spronato a iscrivermi, a chi mi ha dato consigli durante la preparazione a chi ha buttato qualche domenica estiva per aiutarmi nei lunghi (guardandomi chi con ansia, chi con ammirazione e chi con eccitazione ma sempre con amicizia) a chi ha tollerato assenze e stravaganze alimentari dell'ultimo periodo a chi mi ha accolto in squadra quando i tempi erano quasi da bradipo e a tutti quelli che mi hanno appoggiato compagni avversari e amici (sia quelli che condividono questa passione sia quelli per cui son solo un pazzo).
Un grazie speciale va a chi per anni mi ha scorrazzato (anche a bordo di una 126) per i vari campetti e palazzetti della Sardegna e a chi mi ha insegnato quanto conti l'impegno e il voler lottare contr propri limiti, peccato che qualcuno non mi abbia potuto vedere nè potrà leggermi.
Tranquilli sono alla fine e ringrazio anche chi ha portato a termine questa Maratona di lettura.
Inutile dire che nessuno dei dolci è arrivato in albergo.
Chiudo con una citazione di Eistein, per molti fuoriluogo ma mi piace davvero e la sento mia:
La struttura alare del calabrone in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso!

Commenti