Il pianto del runner



Fino a oggi ho solo scritto dei brani, più o meno lunghi, per descrivere i miei allenamenti e le mie gare cercando di trasmettere le sensazioni fisiche e non che provavo correndo, ora (anche a causa del calendario che mi terrà lontano dalle gare per qualche mese) mi cimento per la prima col descrivere un aspetto della vita sportiva del runner: il pianto!
Intanto bisogna distinguere tra due tipi di pianto:
1) il pianto pre gara
2) il pianto post gara

Il pianto pre gara è certamente il più diffuso, colpisce indistintamente runners di ogni tipo a prescindere dalla loro età, sesso, e dal quanto essi siano atleticamente forti. Ora provo a descrivere chi si rende protagonista di questo tipo di pianto ma ogni runner, o amico di runner ha già chiaro di cosa sto parlando. Soprattutto quando ci si incontra poco prima di una gara e magari non ci si vede da tanto è quasi scontata la domanda  "come stai?" oppure "in forma?"; ecco a questo punto scatta almeno una lacrima (e nel caso di uomini gesti apotropaici di ogni tipo) perchè 99 runners su 100 diranno di avere qualche problema che ne rallenterà la corsa o li farà strisciare; faccio qualche esempio: un banale starnuto fatto la sera prima verrà descritto come una patologia tropicale invalidante, l'aver urtato col mignolo del piede una sedia potrebbe portare ad autodiagnosticare la frattura di tibia e perone, un leggero indolenzimento diventa minimo una lesione muscolare....Potrei continuare a lungo ma ormai tutti hanno capito cosa intendo e molti leggendo (o scrivendo) rivedranno se stessi o qualche amico in queste scene. La cosa positiva di queste lacrime è che sono come quelle dei bambini, svaniscono subito e son sostituite da uno stato di benessere e felicità incommensurabile; basta il classico sparo e ci saranno zoppi che partono a 3,30 Min/Km anche per affrontare una mezza alla partenza infatti anche il runner più piagnone dimentica non solo i dolori immaginari ma anche quelli veri (salvo doverseli ricordare a fine gara).

Il pianto post gara è più raro ma è bellissimo e lo vedi soprattutto sul finire delle gare più dure (mezze e maratone soprattutto) o di gare che hanno un significato importante non solo dal punto di vista atletico; spesso riuscire a portare a compimento queste gare non ha solo il significato sportivo ma è la dimostrazione che con impegno riusciamo a fare qualcosa che forse va al di là dei nostri limiti fisici o di quelli che ritenevamo fossero dei limiti. Non ho molta esperienza di gare lunghe avendo fatto solo una 42 K e poche mezze ma mi è capitato di vedere atleti veri finire la gara distrutti e doloranti e alternare lacrime e sorrisi e magari abbracciarsi anche senza conoscersi, così come è davvero emozionante  vedere il volto di un finisher (a prescinder dal suo tempo in gara) che cerca il compagno/a con cui  ha condiviso allenamenti o magari solo  dubbi e paure e che improvvisamente dal dolorante diventa raggiante come per dire :"avevi ragione tu ci son riuscito"!

 Ora spero che riconoscendovi non ve la prendiate e se volete potete anche descrivere qualche esperienza simile nei vostri commenti, se poi ve la siete presa scusatemi forse appartenete a quel 1% che oltre essere vero atleta è superuomo e non cede mai alla lacrima sia nel pre che nel post gara.

Commenti